martedì 26 novembre 2013

Pasta 'a carrittera

La pasta 'a carrittera o "alla carrettiera" è un piatto tipico della cucina Siracusana e diffusissimo in tutto il meridione.
Inutile dire che nella sua estrema semplicità, possiede un gusto buonissimo, capace di soddisfare anche i palati più esigenti.



Ecco cosa ci serve:

  1. 1 kg di pomodori maturi 
  2. Tre spicchi d'aglio
  3. Olio extravergine d'oliva
  4. Sale e pepe q.b.
  5. Pecorino o ricotta salata grattuggiati
  6. Prezzemolo o Basilico.
Bene iniziamo subito con la nostra preparazione.
Mettiamo a sbollentare i nostri pomodori interi, in modo da favorirne la pelatura. Una volta pelati tagliamoli a pezzetti ed amalgamiamo il tutto con l'aglio e il prezzemolo finemente triturati. Aggiungiamo olio, sale e pepe (q.b.)
Lasciamo riposare il tutto. Nel frattempo mettiamo in cottura la nostra pasta (preferibilmente bucatini, busiati o spaghetti): indi scoliamoli per bene ed aggiungiamo il nostro buonissimo condimento. Cospargiamo di pecorino grattuggiato e... buon appetito!

P.s. Esistono alcune varianti con l'aggiunta di melanzane, o tonno o pancetta.

lunedì 25 novembre 2013

"Hai la testa dura come a petrafennula"!



Adesso è il turno  della petrafennula dolce rinomatissimo a Palermo e diffuso in tutta la nostra bella Sicilia. Si consuma in particolare nel periodo invernale, in virtù del carico calorico abbastanza “carico”.
Per esser buono è buono, però è da sciogliere in bocca, pena qualche “dolorino” ai denti in caso vogliate addentarlo senza troppe precauzioni!
Con l'espressione Fàrisi petrafènnula ("diventare petrafennula") si intende infatti "irrigidirsi in un proponimento o rendersi inamovibile da un luogo. (fonte Wikipedia)

 La preparazione è semplicissima.
1.      400 g di miele
2.      200 g di scorza d'arancia
3.      50 g di scorza di cedro
4.      Cannella in polvere (q.b.)
5.      150 g tra confetti e mandorle tritati 

Benissimo passiamo subito alla preparazione!
Versiamo il miele in un tegame lasciando sciogliere a fiamma bassa. Aggiungiamo le scorze dei nostro agrumi sminuzzati a pezzetti mescolando ininterrottamente; quando il nostro composto si sarà rappreso, aggiungiamo la nostra cannella e il nostro triturato di mandorle e confetti. Mescoliamo in maniera che il tutto risulti omogeneo.
Adesso versiamo il nostro composto su una lastra di marmo (in quanto superficie fredda) ben oleata (usate sempre olio di oliva!) stendendo il nostro composto zuccherato.
Prima che il tutto si raffreddi e si rapprenda, livelliamo con una spatolina, facendo con un coltello delle striscioline e quindi dei quadratini. spessore poco meno di un centimetri. Servito a temperatura ambiente è una prelibatezza e… buon appetito!

Cubbàita o giuggiulena: oggi si!

La cubbàita o giuggiulena è uno dei più famosi dolci tipici Siciliani e Calabresi. Essa differenzia dalla petrafennula che invece è a base di mandorle.
Esso nasce probabilmente nelle province tra il Palermitano e l'Agrigentino, precisamente nei distorni tra Alia, Lercara Friddi, Castronovo e le vicine Cammarata, San Giovanni Gemini e Casteltermini.
Il nome difatti in se per se è un'edulcorazione di "giurgiulena" (quindi avente a che fare con Giurgenti, ex nome di Agrigento).
L'ingrediente principale è il sesamo che in siciliano e in calabrese è indicato appunto con i termine giuggiulena, gigiolena, giuggiulea o ciciulena.


 La preparazione è semplicissima. Ecco cosa ci serve:


1.      350 g di semi di sesamo
2.      95 g di zucchero
3.      300 g di miele
4.      Cannella in polvere (q.b.)

Benissimo passiamo subito alla preparazione!
Versiamo il miele in un tegame lasciando sciogliere a fiamma bassa. Aggiungiamo lo zucchero mescolando ininterrottamente assieme alla cannella; quando la miscela raggiungerà il punto di ebollizione, aggiungiamo i semi di sesamo per il tempo necessario affinché il nostro composto assumerà un colore ambrato e i nostri ingredienti si siano amalgamati per benino.
Adesso versiamo il nostro composto su una lastra di marmo (in quanto superficie fredda) ben oleata (usate sempre olio di oliva!) stendendo il nostro composto dolciario.
Prima che il tutto si raffreddi e si rapprenda, livelliamo con una spatolina, facendo con un coltello delle striscioline e quindi dei quadratini.
Se volete potete crearvi delle stecche sullo stile del torrone… Gnam, gram e buon appetito!

Si narra che...

Mastro Pinuzzu era conosciuto da tutti per la sua affabilità. Uomo dallo spiccato senso dell’umorismo, non si dava vinto in nessuna difficoltà della vita.
Era cresciuto nelle campagne di Roccapalumba (prov. Di Palermo) ed era rimasto legatissimo con don Lillo “u varbieri” che a sua volta era un Grottese DOC (nds. Grotte, prov. Di Agrigento).
I due compari nonostante fossero avanti negli anni, erano dei gran mattacchioni: si narra che un dì, per caso fortuito, don Lillo teneva una lunga stecca di cubbaità (come sempre) e che “diavula falla” passava una bella ragazza piuttosto avvenente; allorchè con tono piuttosto aspro la fanciulla guardandolo con fare disgustoso gli rispose :”Ma alla vostra età nun vi virgugnati?”.
Il nostro caro amico arrossì, mortificato sapendo di non aver più “certe sensibilità” in certe zone; in aiuto gli sovvenne Pinuzzu che con fare scanzonato le replicò :”Signurina sarà puru viecchiu, ma me cumpari l’avi duci comu u mieli e chi simenza chi c’avi”!
Inutile dire che la “signurina” voltando le spalle, fuggi a passo spedito, ma i due compari si scialarono in fragorose risate in nome della cubbàita e della stoltezza di quella sprovveduta quanto stupida ochetta!