giovedì 20 giugno 2013

Pasta cu picchi pacchiu


Rosso come la passione, come le labbra di una donna, oppure... rosso come il pomodoro!
Fra gli ortaggi il pomodoro rappresenta uno dei più versatili e gustosi alimenti da cucina.
Fra i vari impieghi, tra sughi e sughetti, questa volta ci occuperemo di prepararlo in maniera semplicissima (soprattutto rapida) e dal sapore gustosissimo: parleremo da "Pasta cu picchi pacchiu"!

Le origini sono assai incerte, c'è chi dice che abbia origini Palermitane, altre dicono Ragusane; sinceramente direi che ha origini da entrambe le province solo che differiscono nei tempi di cottura.

Poco male, vediamo anzitutto cosa ci occorre per la preparazione:
  1. Pomodori rossi maturi
  2. Qualche spicchio d'aglio
  3. Poche foglie di basilico
  4. Olio extravergine d'oliva
  5. Sale e peperoncino q.b.
Siete pronti? Bene. Spellate i pomodori e rimuovete loro i semi; sminuzzate i pomodori vuoti in una casseruola, aggiungete gli spicchi d'aglio tagliati a pezzettini, le foglie di basilico (non sminuzzate!), sale, abbondante olio e poco peperoncino. Lasciate riposare il tutto per una mezz'oretta (nella versione Ragusana deve macerare ben 3 ore!).
Indi preparate gli spaghetti, scolateli al dente e poneteli nella casseruola ove c'è il condimento e... "arriminate" (cioè amalgamate) il tutto con una copiosa dose di caciocavallo... Buon appetito!

Si narra che... (Storiella di Gerardo Scalici)

Siamo ad Alia (prov. di Palermo), piccolo paese dell'entroterra siciliano: esso si trova a metà strada tra Palermo ed Agrigento; primi giorni di un torrido Luglio di un lontano anno 1971.
Sappiamo bene che non tutti gradiscono il sapore della cipolla e Marietta, figlia du Zzu Mimiddu, aveva una prole tanto numerosa quanto esigente. 
Nonostante fosse un'eccellente cuoca, i figli molto spesso "liccavanu" le pietanze, ma non portavano mai a termine i piatti. 
Il guaio era... che la figliolanza mal gradiva tutto ciò che era a base di pomodoro. 
Orbene il guaio s'ingigantiva dal fatto che Turiddu, marito di donna Marietta, aveva portato a casa dodici cassette di pomodoro maturo appena raccolto dal proprio campo.
Qualche giorno prima del Festino di Santa Rosalia, sarà stato pressapoco il 12esimo giorno del suddetto mese, venne a visitarla sua commare Sarina, scesa col marito da Palermo con la macchina nuova, dopo anni di scorrazzamento a bordo di una Topolino C Giardiniera tutta sgangherata.
Eh si, era una occasione per condividere la gioia della nuova quattroruote con gli affetti più cari: come non mostrare orgogliosamente la propria Fiat 850 celestina con tanto di targa quadrata nera coi caratteri bianchi (che oggi fanno tanto vintage)?
C'è da dire che erano anche amiche e confidenti di vecchia data e si raccontavano "tutti i pila" anche quelli più intimi.

Bussata alla casa di mastru Turiddu, le aprì Marietta dall'aspetto assai mesto (direi proprio "siddiatu"); visto il volto dell'amica, le pose tosta la domanda :"Cummari mia cos'aviti?".

La nostra brava massaia scoppiando in lacrime, le rispose :"Un sacciu cchiu cosa priparari... I me figghi un mancianu nenti, propriu ura chi Turiddu mi purtà durici casci di pumaduoru appena cugghiutu ra troffa. 
Tano, Nittu e Carmiluzza (i figli) mancu suppuortanu u ciavuru du sucu... Sugnu cunzumata!"

Sarina che era "fimmina" di mondo d'innata saggezza, restando attonita per qualche istante, le rispose lucidamente :"Cummari mia, ma aviti mai pruvatu a fari u picchi pacchiu?"

Gli occhi di Marietta, d'incanto si accesero di una sorte di luce mistica e facendo tesoro del consiglio della amica-commare, per l'ennesima volta prese quel benedetto pomodoro, u "sprucchiò" a dovere e invece di utilizzare la cipolla, strappò violenta una "testa" d'aglio da una "trizza 'ntrizzata" appesa accanto alla credenza, quindi condendo trepidante, la pasta.
In attesa che i figli ritornassero da scuola, tutta tremante accese un lumino votivo alla Madonna delle Grazie, Patrona di Alia, sperando nella riuscita dell'alimentare impresa.
Appena seduti a tavola e fatta un bel segno di Croce, i figli ben sapevano che li attendeva l'ennesima pasta "cu sucu" ma sorpresa delle sorprese, non c'era in giro il "tanfo" della tanto odiata cipolla, ma un buon odore di fresco, di gustoso...
Nittu, il figlio più grande, da sempre diffidente, presosi di coraggio ne assaggiò una forchettata, e poi un'altra e un'altra ancora... Il fratellino più piccolo e la schizzinosa Milù (Carmiluzza per i familiari in quanto era ancora "picciridda") seguendo le orme del fratello maggiore, spazzolarono i piatti senza proferire parola.
La soddisfazione di donna Marietta era alle stelle e ringraziò u picchi pacchiu, Sarina e a Madunnuzza che grazia le fece!



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